Grazie alla Professoressa Geraci, per avermi aiutato, anche con il suo affetto, nella revisione del testo. Alla mia famiglia, che mi sostiene, ed a tutti coloro che amano la Cultura e che quotidianamente si impegnano affinché si mantenga viva.
Ci tenete proprio a seguirmi?
Vi avverto... quest’avventura supera i confini dell’immaginazione, per quanto è paradossale potreste prendermi per un pazzo che si è probabilmente sognato tutto, che sta raccontando tutto questo soltanto per attirare l’attenzione su di sé. Ma se proprio credete in me, credete nella fantastica storia che sto per raccontarvi, credete nel fatto che ci sia stato un passato in cui la parola “libro” non era altro che un tabù bandito da ogni genere, continuate a leggere questa avventura fuori dal comune.
“Avanti, finiscila di leggere quelle baggianate” strano, eh: richiamato da mia madre per eccesso di lettura di un manoscritto chiamato Odissea, narrato da un certo Omero, in cui un eroe potente e muscoloso di nome Odisseo partì per una guerra, la Guerra di Troia, e poi, per antipatia da parte di Poseidone, entità suprema del mare, ritardò il suo ritorno nella sua dolce patria. Ah, che avventura affascinante e piene di leggende.
Come avevo già detto poco fa, la mia società è terribilmente usurata da ogni “oggetto” che porta la mente umana a un degrado terribile. E purtroppo devo convivere con questo orribile pensiero ogni giorno che passa, perdendo sempre più la speranza per le future generazioni.
Andando a fare colazione in cucina, ho salutato i miei genitori e ho iniziato a ingoiare il mio hamburger con doppia carne strafritta e con salsa segreta: ancora non capisco come, dopo questa dieta fatta solo di porcherie, siamo riusciti a sopravvivere: al mattino, hamburger, per pranzo, pizza e per cena patatine fritte, con tanto di dessert (che schifezze, eh!). Appena finita la colazione, mi preparo per dirigermi a scuola.
“Ciao Mamma, ciao Papà” auguro buona giornata ai miei e m’incammino verso l’ascensore, tutto sporco e puzzolente, ricoperto di cicche e ripieno di filtri di marijuana;
“Dura la vita, come sempre” mi chiede il vicino di casa con cui ho confidenza, che entra nell’ascensore insieme a me.
“Eh, hai ragione, amico” commento, mentre l’ascensore continua ad andare sempre più giù, producendo il suo tipico rumore che accompagna ogni persona impegnata nei suoi pensieri “hai ragione, Bob”.
Il mio sarebbe Ki, e questo nome non l’ho mai capito. Spero di trovare il significato del mio nome, dato che in esso ho letto che ci sarebbe inciso il destino degli uomini: Nomen est Homen, avevo letto chissà dove. Comunque.
Appena fuori dall’ascensore, ci incamminiamo verso l’uscita dell’edificio e veniamo accolti dal cielo scuro che caratterizza le nostre tipiche giornate, il cui sole è coperto dai fumi delle fabbriche produttrici di non so quale diavoleria. Ci avviamo verso la scuola, in una strada malsana, cometutte le altre, del resto. E vedo il mondo come lo vede il mio amico accanto: pieno di gente ignorante, attirata solo dai soldi e dai telequiz che offrono soldi in palio, di televisori con programmi che incitano solo all’obesità e alla stupidità più estrema; vedo negozi sporchi, in cui girano scarafaggi che vivono giù nella discarica e ragni velenosi; vedo la spazzatura abbandonata nella strada, accompagnata dal suo tipico orribile odore di marcio, che fa venire la nausea; vedo biglietti della lotteria abbandonati nella strada, passati probabilmente nelle mani di chissà quale maledetto ignorante, avido solo di ricchezza e di soldi; vedo, infine, la mia scuola, decorata male come tutte gli altri edifici visti finora e pitturata di un rosso ormai vecchio di chissà quanti anni. Entriamo. La solita atmosfera che, se avesse un colore, sarebbe il grigio: ogni cosa, ogni sentimento, secondo me, ha un colore che lo rappresenta e, come avrete già capito, insieme ad Uhm, il mondo per me è tutto grigio e l’unica cosa che lo colora è la lettura delle cose chiamate “libri”, come quel manoscritto di Omero menzionato poco fa: questo libro in particolare lo colora di azzurro, il colore della creatività, essendo un manoscritto pieno di avventura e fantasia. Attraverso il corridoio. Cerco la mia aula: III B.
Ed ecco il solito casino scolastico, caratteristico di ogni alunno: la cosa più intelligente che avviene in questa classe è una fotografia con autoscatto con un telefonino di ultima generazione, la cosa più stupida avvenuta è stata l’ingestione di detersivo. L’intera classe è nel caos: sedie all’aria, flash di telefonini, liquidi ignoti e, soprattutto, mancanza di ordine, questo inesistente. Va così ogni giorno.
Uscito da scuola, andai da solo nel mio rifugio segreto, una vecchia libreria così segreta che mi ricordavo a malapena dove si trovava; di solito, mi dirigo in quel luogo dopo le ore scolastiche.
“Eccoti qua” Bob, chissà come, era arrivato
“Come diamine hai fatto a trovarmi?”
“Piangevi come un bambino” questo posto è un po’ troppo aperto per i miei gusti: chiunque l’abbia fatto non ha mai pensato alla privacy dei consumatori di libri.
“Tu non capisci”
“Ma se ti conosco sin da quando eravamo in fasce. Come potrei non capirti?”
“Non hai capito per quale motivo odio questo paese. Professori che non servono a niente, soldi ottenuti con la fortuna…”
“Ti capisco pure io”
“Tu non sai perché”
“E allora dimmi questo perché”
“Perché non esistono più libri, ecco perché, razza di idiota,”e gli tiro in testa un intero tomo, in cui c’è scritto <<I PROMESSI SPOSI>>“I libri sono la ragione per cui potrebbe esistere un mondo migliore di questo. Tempi che forse sono stati inventati, ma che trasmettevano questa fantasia che, forse, nel passato, rendeva un mondo migliore questo mondo. Lo capisci, Bob, questi libri sono la chiave per salvare il mondo”
“Aspetta, aspetta, intanto asciugati le lacrime” Uhm interruppe “e poi spiegami cosa sono questi cosi chiamati <<libri>>”
Nonostante ci conosciamo sin da quando eravamo bambini, mi rendo conto che non ho mai parlato a Bob di questa mia passione per la lettura “E’ difficile da spiegare: vedi, sono delle cose scritte su carta, come quella igienica: alcune hanno significato e sono carta igienica risparmiata al loro terribile compito di raccogliere i nostri escrementi; altre volte, invece, era meglio se rimanevano carta igienica. Comunque, sono cose fantastiche, dovresti provare a dargli un’occhiata” e così riprendo il tomo che ho lanciato in testa al mio compagno e inizio a sfogliarlo insieme a lui.
<<”Ah” gridò Renzo: “ora è il poeta che ha parlato. Dunque intendete anche voi le mie altre ragioni>> risate grosse, per l’ubriacatura del protagonista, nel quale si umilia rilevando tutte i suoi pensieri più nascosti
“Eh, beato lui” penso “che non si cura del pregiudizio altrui riguardo il fatto di dire la verità senza preoccuparsi” e continuiamo a leggere
<<Me l’hanno detto, figliuolo: ma questo m’accora, questo m’atterra, che voi desideriate ancora di scusarvi; che pensiate di scusarvi, accusando>>
E andiamo avanti, fino alla fine del libro: era bello lungo, ci abbiamo impiegato un bel po’ prima di finirlo. Dopodichè, ci dedichiamo alla lettura di altri libri, tra cui, “Il giorno della Civetta”, “Farheneit 45” e tanti altri.
<<La Sicilia…Donna anche lei: misteriosa, implacabile, vendicativa…e bellissima>>
<<Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia>>
<<Amare non è guardarsi a vicenda, ma guardare nella stessa direzione>>
<<Disse così semplicemente “Guido, è meglio se ora ci separiamo”>>
Ci distendiamo sopra i libri: la loro carta sembra decisamente morbida e profumata, probabilmente il muschio ha fatto il suo dovere di natura. All’inizio, mentre siamo tutti distesi e tanto rilassati tanto da addormentarci, inizio a parlare:
“Bob, cosa ne pensi di questi libri?”
“Be, questi cosi che chiami “libri” sono un po’… particolari. Non so come spiegare, Ki, ma i libri sono…”
“Assolutamente fantastici, lo so”
“Gia” i miei occhi riposarono sui Promessi Sposi, in particolare in una nota, che sembrava usuratissima dal tempo e brillava di bianco: non poteva essere un riflesso del sole, il cielo era totalmente coperto da nubi. Era molto strano: l’avevo notato solo ora e ho chiamato i miei compagni a raccolta: la nota sembrava brillare ancora di più, fino ad emettere un potente raggio di luce, che riprodusse le lettere scritte nella nota.
“Cosa diavolo sta succedendo?” esclamò Bob. Le lettere sconosciute iniziarono a formare una freccia, che indicava verso una collina sconosciuta.
“Sembra un’esorto ad andare verso quel colle” e ci dirigiamo verso il colle. Anche la natura sembra aver preso l’influenza della mia società: il verde dell’erba sembrava poco acceso, come le foglie degli alberi, anzi, sembrava che imitavano il grigiore del cielo. Corriamo velocissimi, con il vento che puzza di zolfo e che si espande verso nostra faccia, con il suo odore inconfondibile. Arrivati sulla cima della collina, ci fermiamo in un luogo preciso, che sembra essere illuminato della stessa luce di quella della nota nel libro.
“Sembra che ci sia sepolto qualcosa” esclama Bob. E incominciamo a scavare nel terriccio con le mani; appena le nostre unghie toccano qualcosa di solido, finiamo di scavare e preleviamo il fantomatico tesoro: un piccolo contenitore che, a differenza della nota del libro, sembrava sepolto giusto ieri. Molto strano come una nota tanto antica poteva ricollegarsi a un oggetto tanto recente.
Decidiamo di tornare nella biblioteca, dove avremmo potuto studiare meglio l’oggetto: sembrava una piccolo scrigno, adornato da lineette color crema e marroni; al centro, una piccola serratura, troppo piccola per essere aperta con una chiave.
“E se provassimo a scassinarla?”
“Non credo che siano stati tanto imprudenti da non pensare a uno
stratagemma per impedire lo scassinamento di questo scrigno” e mentre pensiamo, e pensiamo, un filo di vento strappò un pezzetto di carta del tomo dei Promessi sposi, il quale si andò ad infilare nella piccola serratura; probabilmente, non fu una coincidenza, ma lo scrigno si aprì. All’interno c’era una pergamena con un sigillo rappresentante una giovane donna ricoperta con un elmo, una bottiglietta con una strano liquido verde (probabilmente acido, che avrebbe sciolto tutto se avessimo provato a scassinarla). Rompo il sigillo e inizio a leggere:
“O tu che leggerai in un’epoca assai remota e lontana,
la tua mente e la tua bocca stenteranno a credere a ciò che stai per leggere, erede di disgrazie ed orribili pene. Sto usando le mie mani per mettere a frutto, probabilmente, l’ultima fatto scritto su carta, per via di una maledizione che sta per avvolgere queste bellissime lande: in sogno mi apparve il grande e dotto Dante Alighieri, che mi avvertì che dall’Antinferno, nella parte più profonda, nel cerchio degli Ignoranti sarebbe venuto un malvagio demone, di nome AγνÏŒς, Oscuro Signore dell’Ignoranza e Padre dei Sette Vizi Capitali che avrebbe messo a ferro e fuoco l’intero globo terrestre, usando una diavoleria che ha contemporaneamente eliminato l’amore e l’affetto dell’uomo nei confronti dello scritto e condannato all’oblio l’esistenza dello scritto, con l’orrendo scopo di far progredire l’ignoranza. Io, incredulo come te, giovane lettore, non gli ho dato il benché minimo di attenzione e ho continuato a progredire nell’opera che avrai, senza minima ombra di dubbio, letto, “I Promessi Sposi”. Ma, nonostante i miei grandissimi, se non eccessivi sforzi, per dare vita alla mia opera, nessuno era interessato a comperarla, ne quantomeno a sfogliarla; ma questo valeva anche per le altre opere letterarie: nessuno portava, ne coltivava più questo interesse genuino, ormai spariva ogni genere di carta, di legge, di struttura: il mondo s’incentrava soltanto sull’accidia e sul denaro. AγνÏŒς aveva pure progettato tutto ciò, allo scopo di espandere uno dei mali più potenti dell’universo in modo da lasciare via libera anche agli altri mali.
“Ecco perché il mondo è così rovinato, sarebbe colpa di questo AγνÏŒς” esclamai io.
“Bah, io non credo molto a queste idiozie” commentò Bob, scettico
Ora capisci a fondo come siamo messi e come siamo arrivati, ma non è finita qui, niente affatto: dovrai riunire tutti gli scrittori più importanti dei primi 3 millenni e portarli da me: in ordine, come ha coninuato a proferire Dante nel mio sogno, poi dovremo tutti riunirci davanti all’Arno, dove sarebbe nata la lingua che ora voi parlate, ma non usate se non altro per dire roba con poco di buono. In ordine, ora, li elencherò:
Omero, creatore dell’epica Odissea;
Virgilio, maestro di Dante e creatore dell’Eneide
Dante Alighieri, mio messaggero e creatore della Divina Commedia;
e poi, me incluso, Alessandro Manzoni, creatore dei Promessi Sposi .
In bocca al lupo, miei giovani lettori. Che la Divina Provvidenza vi sia accanto e vi protegga dalle grinfie del demone malvagio
Alessandro Manzoni
“Si, certo, però, come faremo a tornare indietro nel tempo” dopo le parole di Bob, la pergamena iniziò a brillare intensamente, tanto che veniamo investiti dalla sua potente luce. Non riuscimmo più a vedere niente, per un millesimo di secondo, e, di fretta, il paesaggio cambiò: non eravamo più nella biblioteca abbandonata, bensì in una specie di campagna, ma non un’altra campagna grigia e scura: era floreggianta, il vento non tirava più aria di zolfo, bensì di quella che definirei “primavera”, una primavera con gli uccellini che canticchiavano tra loro beati, sfidandosi a chi riusciva a comporre la migliore melodia, alla quale partecipavano anche insetti come grilli e cicale. Sentiamo persino il rumore del mare che proveniva da Est; vi si trova una cittadina totalmente mai vista prima d’ora: le case erano fatte di un materiale color crema che non sembrava quello delle case della mia società; dove sgorgava il mare, c’era un porticciolo, dove attraccavano le varie navi.
“Che ridente cittadina!” io commento
“Riesci a dire solo questo?” commenta Bob, mostrandosi un po’ ansioso.
Lo conforto dandogli qualche pacca “Calmati, amico”
“Come faccio a calmarmi se penso che non possiamo tornare a casa”
“Come se m’importasse di tornare in quell’inferno: questo è il paradiso, il mondo a cui aspiravo: un mondo allegro e pieno di vita. Perché mai dovremmo tornare indietro?” La pergamena in mano s’illuminò di nuovo, questa volta riportando una scritta diversa:
“Noto che alla fine avete deciso di partire per l’avventura. Vi trovate nella vostra prima meta per il ripristino della cultura, l’Antica Grecia, andandovene a spasso nel tempo”
“Aaargh. Siamo tornati indieto nel tempo?”
“Rilassati. Agitarsi è inutile”
“Come ho già menzionato precedentemente, voi dovrete cercare il grande poeta Omero, creatore dell’Odissea, e portarlo a me, insieme agli altri autori detti prima. Tuttavia, AγνÏŒς non vi lascerà via di scampo: vi perseguiterà con i suoi servi, affinché la vostra missione divenga un totale fallimento. Perciò, tenete gli occhi aperti. A tal proposito, con questa pergamena, ho attivato un incantesimo che vi permetterà di parlare le lingue degli autori. Che il fato vi assista.”
“Beh, a questo, non possiamo di certo rimanercene con le mani in mano. Ci dobbiamo dirigere verso quella cittadina dell’Antica Grecia, ha detto il nostro caro Manzoni”
“Ehi, però riguardo quel demone AγνÏŒς, come possiamo fare?” disse Uhm
“Ha ragione. E se poi ce la dobbiamo vedere con lui?” chiese Boo.
“Ragazzi, ci pensiamo al momento. L’unica cosa che possiamo fare, adesso, è dirigerci verso questa piccola città” e così facciamo. Nel frattempo, però, sentii un’atmosfera particolare: sentivo già il pericolo nella mia pellaccia: AγνÏŒς, probabilmente, stava già tramando contro di noi, architettando qualche malvagio piano. Cerco di non pensarci e di andare avanti.
La cittadina sembrava particolarmente attiva e vivace: persone vestite in tunica compivano i loro soliti compiti, guardandoci in una maniera strana, probabilmente per i vestiti, ma ignorandoci del tutto; mercatini, persone che trasportavano equini di vario tipo, donne che, probabilmente andavano a fare la spesa, erano il complesso di questo scenario dall’aria vivace. A un certo punto, il mio sesto senso iniziò a pizzicare: un vecchio barbuto e cieco stava camminando insieme a una ragazzina, probabilmente la sua guida, o una sua parente. Poteva essere... Omero?
“Ragazzi, credo che abbiamo trovato il nostro uomo” esclamo
“Guarda che ci sono un sacco di persone. La possibilità che quello sia Omero è 1 su 1000” risponde Bob, scettico sul mio intuito; ci dirigiamo comunque a chiedere
“Mi scusi, è lei il signor Omero?” gli domando. Nessuna risposta dai due: apparivano scettici, come se non avessero capito.
“Lei capire nostra lingua” Bob prova a dire, sempre senza risultato.
La ragazza rispose “μη καταλαβαίνω γλÏŽσσα σας” mentre il vecchietto disse, arrabbiato a morte “γλÏŽσσα μου, κάθαρμα, ΞÎρετε τη συζήτηση”
“E adesso che facciamo con questi” Bob chiede, schioccando involontariamente le dita. La giovane fanciulla rispose “Perché, cos’avete intenzione di fare con noi?” Non so come, ma finalmente riuscirono a capire la nostra lingua.
“Com’è possibile?” Uhm esclama scettico, mentre io presi le redini della situazione e dissi “Mi scusi, signore, ma lei non è il signor Omero?”
“Si, sono io, maleducati schifosi” dice Omero, risistemando il tono e parlando più garbatamente “desiderate?”
“Siamo in missione per conto di Apollo” dico, improvvisando. “Siamo qui per preservare il mondo futuro, insieme a lei, di un male imminente: la cultura morirà per mano di un demone malvagio, se lei non deciderà ad aiutarci” parlo io, in nome di tutto il gruppo.
“Per Ercole, non è possibile” Omero esclama “Dovessimo crepare, ma la cultura non venga toccata da nessuno”
“Esatto, signor Omero. Perciò, la prego di aiutarci in quest’impresa folle ma necessaria per il futuro”
“Volentieri, ma prima,vi prego, anzi vi esorto a fermarvi nella mia umile dimora” Ho letto che per il popolo di Omero l’ospitalità era fondamentale, quindi accettai senza indugio. Mentre ci stavamo incamminando, percepii emanazioni oscure: non riuscì a capirle correttamente, ma già riuscivo a percepire la loro grande aura di pericolo che emanavano. Comunque, essendoci finti messaggeri del dio della letteratura, Apollo, siamo riusciti a farci amici Omero e quella ragazzina.
“Permettete che vi presenti la mia piccola guida e bambina, si chiama Ευρπιζ” Ευρπιζ, questo nome è particolare: mi ricorda qualcosa di misterioso, qualcosa di singolare, qualcosa di bellissimo. Lo sento, vorrei tanto avere io quel nome, anziché Ki, un nome sicuramente senza significato. Nel frattempo, Omero, aiutato da Ευρπιζ, armeggiava in cucina per prepararci qualcosa che, dall’odore, sembrava invitante; il risultato, deliziosi spiedini di carne.
“Assaggiate, o messaggeri di Apollo, e spero che sia di vostro gradimento” i due sembravano in tensione, come se dal nostro giudizio dipendesse la fine del mondo, o chissà cosa. Assaggiamo; Omero era un grande scrittore, ma, se avesse voluto, sarebbe potuto divenire un grande cuoco.
“Complimenti, signor Omero” Bob commentò. “Una delizia. Ne desidererei ancora”
“Tutto per i messaggeri del mio dio protettore” e si rimette subito a cucinare. Nel frattempo, Bob si guardava attorno, interessato dai colori marroni e beige della piccola casetta ed io osservavo quella bella e giovane ragazza di nome Ευρπιζ, in continuazione, senza nemmeno un motivo ben valido: il suo nome mi affascinava molto, non mi aspettavo tutto quel fascino. E nel frattempo, Omero parlò con noi di quest’enorme crisi
“Quindi la letteratura è destinata a finire?”
“Eh già”
“Doppio Per Ercole, non può essere vero. Noi Ellenici, la cui vita è basata su questa cultura...Indicherebbe l’estinzione del genere umano, del nostro essere”
“Esattamente”
“La mia Odissea, la mia amata Odissea, tutti sforzi inutili, per promuovere il poema e tutte le sue bellezze”
“Come lei sostiene, il mondo futuro è in pericolo”
“Ma perché?” Omero inizia ad innervosirsi “Quale sciagurato avrebbe mai l’iniziativa di espandere l’ignoranza?” e sbatte la mano nel tavolo, facendo un gran rumore e quasi rompendo uno dei piatti in cui aveva servito lo spiedino.
“Il terribile demone AγνÏŒς vorrebbe rendere tutto il mondo privo di cultura, in modo da dare spazio solo all’ignoranza”
“Ho sentito abbastanza” sentiamo una voce da fuori, ma inizialmente non riuscimmo a capire chi fosse. Poi, sentimmo una parte della porta sprangata da un uomo muscoloso e abbastanza alta, con addosso un’armatura che sembrava molto pesante. Omero, a stento, riuscì a parlare, mentre tutti noi altri stavamo zitti, spaventati dall’essere sconosciuto.
“O...Odi...sseo” Omero balbetta “com’è possibile?” ma non potè parlare d’altro, poiché venne colpito alla testa dal così chiamato Odisseo. Poi si rivolge a noi e impreca, arrabbiato
“I profanatori del nome del dio Apollo devono morire” e carica proprio nella mia direzione; se non fosse stata per la scarsa velocità che l’armatura gli procurava, mi avrebbe preso, e probabilmente avrei fatto la stessa fine degli utensili scontrati dall’invincibile Odisseo. Nel trambusto, ne approfittiamo per scappare, ma Ευρπιζ rimane bloccata, poiché era preoccupatissima per il suo tutore, nelle grinfie di Odisseo, che, dopo averla vista, grida:
“Vieni qui, maledetta bugiarda. Vieni a farti punire per come meriti” estraendo la spada, anch’essa molto pesante, riuscì a fare al massimo una piccola ferita sulla guancia di Ευρπιζ, ma per fortuna non riuscì a ferirla gravemente. E nel frattempo, ne approfittammo tutti per fuggire, tuttavia Odisseo sembrava non mollare la presa. A un certo punto Uhm si fermò per un attimo e mi disse:
“Voi correte, io nel frattempo lo distrarrò” rimango scosso: il mio grande amico voleva sacrificarsi per la squadra. L’unico che finora mi ha sempre capito nemmeno i miei genitori hanno potuto fino a tanto
“No Bob, non puoi farmi questo”
“Ma che cosa pensi? Pensavo di lanciare un sassolino, mentre voi correvate, per fargli cambiare direzione, poi venivo con voi”
“Ah” alzo le spalle “Ti avevo frainteso”
“SBRIGATEVI, VOI QUATTRO” e mentre noi corriamo, Bob attua il piano che ebbe in mente: nascosto in una roccia gigantesca, prende un mucchietto di ghiaia più piccolo, lanciandolo verso sinistra. Odisseo, urlante d’ira, si ferma e svolta nella direzione dove la ghiaia era stata lanciata.
“Vi troverò, frodi mascalzoni” erano le sue ultime parole che potemmo sentire, prima che si allontanasse. A quel punto, sicuri che Odisseo se ne fosse andato definitivamente, ci riuniamo, confusi per quello che finora era successo.
“Fantastico” esclama Bob “ora siamo inseguiti da un mostro di cui non abbiamo alcuna notizia. E perdipiù non abbiamo niente con cui affrontarlo”
“Calma” rispondo “Forse Ευρπιζ può saperne qualcosa di questo mostro” e la ragazza iniziò a parlare
“Da quello che ho capito, sarebbe il grande Odisseo, re di Itaca. Il mio mentore, Omero, avrebbe raccontato la sua storia riguardante il ritorno alla sua patria, dove i Proci, suoi nemici guidati da Antinoo, avrebbero tentato di spodestarlo dal trono, sposando sua moglie”
“Brava, Ευρπιζ, vedo che ti sei informata bene” una voce, soddisfatta, rimbomba. Chi poteva essere? Il dio Apollo? Qualche altro dio. Oppure...
“AγνÏŒς” esclamo. Il terribile demone era arrivato, portatore di ignoranza e degli altri mali. Lui risponde, compiaciuto
“Ebbene, si, sono io. Piacere di conoscervi”
“Al tuo piacere di conoscenza ci sputo. Fatti vedere”
“Oh” continua, giocondo”come potrei farmi mai vedere? Non siamo neanche diventati conoscenti e già volete vedere la mia faccia. Sono timidissimo”
“Non me ne importa niente. La tua faccia la voglio vedere e ORA” Uhm, esclamò, arrabbiatissimo (con conseguente ribrezzo di Boo per la parolaccia usata da Uhm)
“Oh, tu devi essere Bob. Mi sa che dovresti cercare un senso dell’umorismo. Perché sembra che tu non l’abbia più ritrovato”
“Hai rotto, AγνÏŒς. Mostrati e non fare tante storie”
“Oh, mamma, come siete noiosi, e va bene, come vuoi” il cielo viene coperto da una nebbia scura che era fuoriuscita sotto i miei piedi. Mi tappo il naso, perché non volevo inalare quella puzzolente e tossica nube. Infatti, avevo inalato un po’ di quella nube nel mio naso, facendomi sentire male. Pensavo che avrei dovuto lottare con un demone proveniente dall’Antinferno e inizio a pentirmi amaramente della mia sfrontatezza. Tuttavia... la nube iniziò semplicemente a volteggiare in aria, senza che accadesse niente.
“Be’, allora, dov’è il tuo corpo?” gli chiedo
“Mi hai semplicemente chiesto di comparire davanti a me, non di prendere forma” per fortuna, in fondo ne ero felice “comunque, volete sapere che fine ha fatto Omero?” spalancai le orecchie meglio per capire cosa intendeva “Non vi preoccupate, è sotto la mia tutela: ho semplicemente dato vita ad Odisseo, protagonista dell’Odissea, convincendolo che eravate profanatori di Apollo, per rapire Omero”
“Ridaccelo indietro” Ευρπιζ grida, preoccupata come se fosse sua figlia
“Piano, piccola Ευρπιζ, prima dovete dimostrarmi che sapete accudirlo bene. E lo capirò se riuscirete a superare quest’indovinello:
Mi trovo non lontano
Tuttavia mano nella mano
Capite cosa e dove sono:
Qual è il trono
Della potente mamma
Della mente manna.
Non è necessario farmi i complimenti; so già di essere un grande poeta”. Comunque, avete tempo fino al tramonto. Altrimenti, dovrete cercarvi un altro presunto figlio” ma prima di andarsene, rimbomba un’altra voce “Dovrei ridere, ma, ho finito la voce. Ecco da bravi, ora andate a salvare il vostro amichetto” e la nube scompare, ridando spazio al sole cocente . Non prima di lasciare un nauseante odore di zolfo.
“Mi trovo più o meno lontano
Tuttavia mano nella mano
Capite cosa e dove sono:
Qual è il trono
Della potente mamma
Della mente manna”
“Come hai fatto, Ki?”
“Memoria cerebrale: allenata alla perfezione grazie alla lettura”
“Piuttosto, immagino che avrai già trovato il significato di questa cosa, vero?”
“Non proprio” dico io:
Capite cosa e dove sono
Qual è il trono
Della potente mamma
Della mente manna
Sono sicuro che si riferisca alla letteratura, l’unica manna, ossia, il cibo della mente. Inoltre, da quello che ho capito, questo Apollo ne sarebbe la divinità.
.....Ah” esclamo “Ho capito, dobbiamo andare nel posto in cui si onora Apollo. Così salveremo Omero”
“Quindi, nel tempio di Apollo”
“Frena, frena” interviene Bob “così è troppo facile. Non credo che AγνÏŒς sia tanto stupido da aver collocato Omero così vicino”
“Ma non abbiamo molta scelta. Inoltre, il sole è già bello alto. Sarà meglio dirigerci”
“Uff... e va bene. Proseguiamo”
Ευρπιζ mostra tutta la sua gratitudine “Sentite, grazie per tutto quello che state facendo per Omero e me”
Io arrossisco e dico, galantemente “Tutto per una bella ragazza come te”
Uhm si arrabbiò “Piantala con le smancerie e sbrighiamoci”
Ci dirigiamo di nuovo verso la città di Atene, dove cerchiamo informazioni riguardo il luogo.
“Mi scusi, il tempio del Dio Apollo?”
“Scusi sa dov’è il tempio del Dio Apollo?”
“Quanto dista da qui il tempio di Apollo?”
“A Delfi, molto distante; ci vuole più o meno mezza giornata” decidiamo di farci accompagnare da un nocchiere, pagando con i soldi di Ευρπιζ. Nel frattempo che il tempo passava nella carrozza, parliamo , per distrarre la mente dalla missioneanche per capirci meglio gli uni gli altri: in realtà, questa era una mia intenzione, stavamo tutti zitti, tutti in quel silenzio terribile e angosciante. Così fui il primo a lanciare la palla
“Allora, Ευρπιζ” inizio a parlare “da quando Omero ha avuto la passione della scrittura”
“Da sempre” Ευρπιζ coglie la palla al volo “Ma purtroppo, a causa della sua presunta cecità, era destinato ad essere isolato dal mondo della letteratura. Tuttavia, non andò così, per fortuna”
“Cosa lo ha salvato da questo destino tanto crudele?”
“L’ho introdotto io, aiutandolo a leggere passi di autori precedenti. Omero, così, sarebbe passato dal suo periodo di profonda depressione, grazie a questo piccolo aiuto di cui sono fiero” chi l’avrebbe mai detto, grazie a questa ragazza, ho potuto gustare quest’opera di nome Odissea.
“Grazie, Ευρπιζ”
“Di che?” chiede confusa
“Di avere permesso ad Omero di dare vita ad un’opera che nessuno si sognerebbe mai di scrivere: insomma, di avere dato vita a una cosa che dal punto di vista umanitario insegna moltissimo” Il tempo passa veramente veloce quando si sta bene, perché siamo già davanti al maestoso tempo. Entriamo, accolti da un’atmosfera inquietante. Non c’è nessuno. Alzo la voce:
“AγνÏŒς, fatti vedere, siamo venuti qui per...” il demone rispose giusto in tempo, ripresentandosi sotto forma di gas velenoso
“Se dite che siete qui per sconfiggermi, dovreste fare corso di recitazione, perché siete bravissimi. No, sul serio, dovreste trovare una battuta migliore”
“Allora, AγνÏŒς, è questo il posto” Ευρπιζ domanda
“Din-No. Mi spiace, ragazzi, ma...il posto non è questo” e scoppia in una fragorosa risata, prendendoci in giro come babbei. Mi sento uno straccio, che dopo aver pulito per bene, viene buttato via come niente, dopo lo schifoso lavoro che ha fatto per il suo padrone: uno schifo totale. Anche gli altri sembravano a terra, anzi, sottoterra. Dopo la fragorosa risata, AγνÏŒς riprende a parlare; sembrava che ci volesse umiliare un’altra volta, invece...
“Ragazzi, perché quelle facce depresse. Andiamo, io non ho mai detto che non vi porterei comunque da Omero per salvarlo”
“!!” questo tipo era pieno di sorprese: ci offriva, nonostante il fallimento...di andare da Omero a salvarlo. Poteva essere...
“E’ una trappola” esclama Bob
“Ma non mi dire”
“Andiamo, bambini” AγνÏŒς sogghigna“perché mai dovrebbe essere una trappola?”
“Però è l’unico modo per salvare Omero” Ευρπιζ sussurra con la voce, quasi in lacrime, poi triste e supplicante “ti prego, fatti aiutare”non avevamo molta scelta, per la buon riuscita della missione
“AγνÏŒς” dissi io “va bene portaci da Omero. Ora”
“Traditore. Non erano questi i patti”
“Oh, cos’è quest’irriconoscenza? Vi ho portati a destinazione, non era quello che volevate. Almeno dite grazie”
“Manco morto” Bob disse, agitando le braccia, totalmente bloccato: siamo legati come salami.
Lo sapevo, Bob aveva ragione, e abbiamo corso il rischio: AγνÏŒς ci aveva portati a destinazione, per ingannarci nel tempio di Atena, dea della sapienza, superiore alla letteratura e a dimostrazione che il tempio di Apollo era il luogo sbagliato; inoltre, il demone ha rivelato la sua forma umana: un vecchio signore molto alto, con uno sguardo senza anima, una barba che arrivava fino ai piedi e una veste fiammeggiante. Nonostante la sua veste, manteneva comunque la sua attitudine giocosa.
Ευρπιζ era legata a un palo a parte, accanto al quale c’era Odisseo che ci faceva la guardia, mentre in un altro palo, al centro, c’era Omero, pronto per essere trucidato, in modo per far fallire la nostra missione per salvare la letteratura. La povera ragazza stava lacrimando, non poteva sopportare di vedere Omero in quella condizioni. E io devo vedere il successo della nostra missione proprio davanti i nostri occhi.
“Scusate signori, ma ora ho da rubare la vostra speranza di mandare a successo la nostra missione” materializza un’ascia da forestiero nella sua mano, e, col suo passo lento, si dirige verso Omero, in modo da farlo a pezzettini; probabilmente, andava lento sia per farci soffrire di più nell’attesa del misfatto, sia per godere di ciò che stava per compiere. Ma lo stupido mi diede anche il tempo di architettare una grossa idea.
“Ehi, Odisseo, ho sentito che tua moglie se l’è fatta con uno dei Proci” Odisseo, provocato, si dirige verso di noi con fare poco allegro e umano, prendendo la spada, e avvicinandosi verso di me con fare minaccioso, la alza: sembrava così appuntita da tagliare persino questo durissimo filo
“Ripetilo, se hai il coraggio” speriamo che il mio piano vada a buon fine
“Cagna! Cagna!” un po’ di sangue a costo della libertà e una bella testata nel torso di Odisseo, tremolante per qualche secondo. AγνÏŒς, incredulo, inizia a seguirci, brandendo l’ascia come un ossesso: se era quella la forma umana, allora se ne doveva trovare una decisamente migliore, perché il suo corpo non funzionava affatto. Ma notiamo che iniziò ad evocare lampi e tuoni sparsi per il tempio, in modo da abbrustolirci. Mi ricredo: sarebbe stato lento, ma la magia la sapeva usare benissimo. Così fuggiamo e ci dividiamo, in modo da confonderlo per bene, anche se scoprimmo che fu inutile, dato che lanciava più tuoni per ogni bersaglio.
Mi venne un’altra idea: decisi di sfruttare i fulmini per liberare Omero e Ευρπιζ. Gridai ad Bob:
“Bob, avvicinati ad Omero”
“Perché mai?”
“Fallo e basta” detto, fatto. AγνÏŒς, però, non era stupido.
“Se pensate che i fulmini bruceranno le corde, vi sbagliate di grosso”
Tuttavia, non aveva pensato la tecnica giusta
“E chi ha detto che volevo bruciare le corde?” i fulmini colpiscono a terra, ma ci scansiamo. Omero ed Ευρπιζ, spaventati, spinsero con tanta forza che le corde si sciolsero
“Avevo notato che le corde non erano né molto resistenti, né legate molto bene, così, pensando che loro due, spaventati, si sarebbero spinti con tutte le forze , si sarebbero liberati”
“Maledetto” si rivolge ad Odisseo “Odisseo, valli a prendere” scappiamo via dal tempio, con i due che ci perseguitavano con tuoni e colpi di spade. A un certo punto, la pergamena che portavo sempre con me s’illumina e ci teletrasportò via, stanchi per com’eravamo. Quello che io chiamo colpo di fortuna.
Eravamo di nuovo nella mia biblioteca segreta: riuscivo ancora a percepire quell’atmosfera buia che mi ero felicemente lasciato dietro , e adesso la rincontro, contro la mia volontà, triste e quasi spettrale per com’è. Adesso, però, ho portato con me il primo obiettivo della missione: lo scrittore Omero. Comunque, anche Omero e Ευρπιζ erano fermi ad ammirare l’orribile paesaggio che si presentava loro. Ricordai che la pergamena si era brillata prima di scappare dalle grinfie di AγνÏŒς, così decido di controllarla per vedere cos’era successo: infatti le scritte erano diversi. Chiamo a raccolta tutti e leggo ad alta voce la pergamena:
Congratulazioni, o prodigiosi eroi, siete riusciti a recuperare uno dei vostri grandi obiettivi della vostra epica missione. Vi ho riportati nella vostra biblioteca, in modo da potervi riprendere dalle grandi fatiche. Per portarvi nel luogo della vostra prossima missione, dovrete aspettare che l’incantesimo si ricarichi, perciò prendetevi pure un po’ di tempo per ritemprarvi. Quando sarete pronti, riunitevi qui con l’intenzione di voler continuare a salvare la cultura. Che la provvidenza vi aiuti
Alessandro Manzoni
P.S.:Quando avete schioccato le dita, avete attivato l’incantesimo che ho preparato per permettervi di comunicare con ogni persona che parla ogni genere di lingua
“Per Ercole” Omero esclama”chi è mai questo Alessandro Manzoni? Uno stregone? Un semidio”
“Sappiamo solo che è un autore di libri” rispondo io “nemmeno noi possiamo dire con certezza chi è” ci dirigiamo in città.
Forse AγνÏŒς aveva pure raggiunto quest’epoca, influenzando i cittadini, perché l’atmosfera era più ostile. Era probabile.
Decidiamo di comprare anche delle armi, del cibo, dell’acqua e dei viveri. Ecco un emporio, dove hanno esposto di tutto: fucile a canne mozze (doveva essere mio, so di essere un po’ contraddittorio, ma dopo i brutti incontri, è meglio attrezzarsi), AK-47 della Sedicesima Guerra Mondiale (l’ignoranza porta a un sacco di guerre, lo sapevate), pizze surgelate, croccantini per gatti, acquatutto tranne la simpatia del gestore: sembra che non gli stiamo molto simpatici. Bob stava osservando un semplice revolver, Omero e Ευρπιζ, invece, erano i più stupiti, soprattutto dalle armi come le pistole; nella loro epoca le pistole non esistevano affatto, al massimo in qualche poesia. Portammo tutto quello che occorreva, con i soldi occorrenti, ma il gestore non li accettò
“Per voi è tutto gratuito,” esclamo “per quanto mi fate schifo e pena, vi do tutto gratis. Contenti. Adesso levatevi dai piedi!” e così fu, senza però qualche parolina di qui e di là. Era ufficiale: AγνÏŒς si era infischiato dei nostri affari anche nel mio mondo. Speriamo solo che...
“I miei genitori!” corro subito, seguito dai miei amici, verso casa mia, anche se Omero faticava un po’. Entrai e calciai la porta. Nonostante mi sia sempre sentito preso in giro dai miei genitori per il fatto che leggo libri, non posso non volergli bene.
“Mamma, papà. State bene?” ansimo: mia madre e mio padre erano sempre a fare le loro solite attività, rispettivamente pulire i vestiti e guardare la TV. Significava che erano passati forse pochi minuti, da quando eravamo partiti per andare a prendere Omero. Tuttavia non mi aspettavo abbracci da loro( non mi hanno trattato sempre per il meglio), né quantomeno si voltassero, ma nemmeno mi aspettavo che, al mio arrivo, prendessero i fucili e ci sparassero. Evitati i colpi, grido:
“Ma che vi salta in mente? Sono vostro figlio!”
“Figlio, tu. Ma non farmi ridere” mia madre commenta
“Semmai sei uno schifoso ricercato dall’intera città” mio padre replica, e spara altri due colpi. Scendiamo subito , salvo poi, ritrovarci l’intera città contro, ora furibonda e assetata del nostro sangue. Scappiamo via dalla folla, verso la biblioteca che sembrava lontanissima, sia per la grande sofferenza che provavo, sia per il fatto che la folla inferocita sembrava sempre a un passo da noi, e noi a un passo dalla disfatta. L’infinito sembra che stia per finire, ma mi sento preso per il colletto della mia felpa: mi sentii perduto, dato che subito ne approfittarono per riempirmi di botte, concentrandosi solo su di me, dato che ero il loro obiettivo.
“Fuggite, sciocchi” grido agli altri miei compagni, che obbedirono senza problemi. Però nessuno si è offerto di aiutarmi...questo mi porta a rivedere la definizione di collaborazione. Bloccato da ogni parte, già inizio a sanguinare pericolosamente dalle braccia, per quante botte avevo preso, e comincio già a sentirmi meno. E’ finita, sto già per morire e non ho nemmeno raggiunto l’obiettivo di questa missione. Chiudo gli occhi, ormai consapevole del fatto che ero morto, Dio mi aspettava là sopra a farmi gli applausi e gli altri miei amici del gruppo sarebbero stati catturati a breve.
“Ok, maledetto AγνÏŒς, hai vinto tu” e muoio.
Riaprii gli occhi. Attorno mi ritrovai tutti i miei compagni. La missione è fallita: siamo tutti morti, ed avevamo solo cominciato. Decisi di iniziare un discorso per mostrare la mia tristezza sul fallimento della missione
“Amici, quello che sto per dire è terribile... Siamo usciti di scena per mano di AγνÏŒς”
“Ma cosa vai dicendo?” Bob m’interrompe immediatamente
“Cosa intendi dire?...!” non è possibile “siamo ancora vivi?!”
“Devi ringraziare Ευρπιζ, se sei ancora vivo: se non fosse stata per lei, a quest’ora potevi già chiedere il passaggio gratuito al perfido e fetente Caronte”
Mi guardo intorno: non sembrava più la biblioteca, bensì un posto del tutto diverso, sembrava una cameretta molto piccola, con letti per ognuno di noi. Il colore della camera è veramente strano per essere una casa della mia epoca: marrone, con qualche misto di beige. Chiesi spiegazioni
“Cos’è successo dopo che sono svenuto?”
L’onore a raccontare l’accaduto fu di Ευρπιζ “Ecco, è andata così”
Ευρπιζ correva più che poteva per sfuggire, insieme a tutti gli altri, dalla folla inferocita; nonostante ciò, andava comunque più piano rispetto a Bob, poiché era il bastone di Omero, ed era necessaria per lui la sua presenza per poter camminare e sopravvivere. Abbastanza lenta da notare che Ki era ferito a morte, pendendo fiumi di sangue da entrambi le braccia.
Per fortuna Bob riuscì ad intrufolarsi tra la folla e a salvare il ragazzo. La pergamena che Ki teneva nel suo zaino s’illuminò di nuovo; Bob aprì il rotolone per leggerne quanto riportato
Miei cari avventurieri, ivi comunico che il vostro ristoro è al termine. Come già ormai definito, è ora di partire per la prossima avventura alla ricerca di Cicerone. Vi auguro buon viaggio.
Alessandro Manzoni
Un altro accecante bagliore costrinse i nostri eroi a chiudere di nuovo gli occhi e ad aprirli solo all’arrivo alla meta. Si ritrovarono davanti il paesaggio era uguale a quello che avevano trovato ad Atene, ma la cittadina che avevano trovato davanti era diversa: le case non erano tutte uguali, alcune erano più piccole e più semplici, altre erano molto più estese e sontuose, e sembravano ordinatamente separate in due parti della città, i colori apparivano più moderni rispetto a quelli di Atene e di Delfi, più vicini a quelli delle abitazioni di Ki, che s’intonavano verso un colore più scuro, però senza l’atmosfera deprimente caratteristica del mondo moderno, inoltre il paese sembrava più grande e ancora più vivace delle cittadine della Grecia
“E così è questo il nostro prossimo obiettivo” Uhm intuì, parlando tra sé e sé, assumendo una voce più autoritaria.
“Dobbiamo subito cercare un alloggio, o qualcosa del genere” per fortuna, lo trovarono subito. Non si posero nemmeno il problema dei soldi, dato che l’oste, un tipo un po’ grassottello notò le pessime condizioni del ragazzo e gli offrì un trattamento speciale.
“Ed ecco come sono andate le cose” Incredibile, tutto questo mentre io ero messo fuori combattimento da quella banda di buzzurri, non me l’aspettavo proprio.
“E ditemi, quanti giorni sono passati da quando sono svenuto?”
Ευρπιζ, con le mani, mi indica tre dita: per tre giorni sono stato inerme, e ora mi sento come nuovo.
Mi sento più vivo e più volenteroso di portare a compimento la mia missione. Mi alzai dal letto con un grosso balzo, con lo stupore di tutti.
“Cosa...credi di fare, figliolo?”
“Siamo qua per completare la missione, non credi Omero?” sorrido, mostrando una determinazione di ferro.
“Allora, possiamo pure prendere le nostre cose e levare le tende, non credi?”
E agiamo: prendiamo le nostre cose, le infilammo nello zaino e parlammo con l’oste, che ringraziammo per l’ospitalità.
“State più attenti, la prossima volta” ci raccomanda, ma prima che ce ne andammo, chiede ad Omero “Mi scusi, lei mi sembra molto interessato a Cicerone”
Nominato quel nome, ci precipitiamo da lui, prima che potessimo uscire: magari lui sapeva qualcosa di più, dove abitava.
“Ci dica, per favore, tutto quello che sa su di lui”
“Mi spiace, ma...” piega la mano dietro la testa “so solo che oggi terrà un discorso nella piazza qua vicino”
“Qua vicino, per la precisione, dove?” l’oste esce dalla locanda e indica verso destra
“Andate sempre dritto, troverete immediatamente la piazza” corriamo a più non posso, ringraziandolo col fiatone. Raggiunto il luogo, a stento riuscimmo a vedere il nostro amico Cicerone, poiché in molti erano accorsi a vedere e a sentire il suo discorso, amato da molti per quanto ne potessi capire
“Fino a quando abuserai della nostra pazienza, Catilina. Finiscila di comportarti da vigliacco e rivela le tue vere intenzioni” sono le uniche parole che riesco a sentire dall’oratore. E ora stava parlando di questo Catilina. Chi era mai? Probabilmente un nemico, da come lo aveva nominato. Nel frattempo un boato di applausi si leva nei confronti di Cicerone
“Lunga vita a te, Cicerone”
“Che tu venga sempre amato da tutti”
“Lode a te, Cicerone”. Non ho tempo per sentire gli elogi della folla: mi precipito dall’Oratore
“Signor Cicerone, Signor Cicerone” lui aveva appena finito di chiacchierare con un signore sulla quarantina, esclamando
“Oh, non avrei mai pensato di avere un tanto giovane ammiratore. cosa posso fare per te, mio fanciul prodigo”
“Dovremmo parlarle di un grosso pericolo che attanaglia lei e il futuro intero” e gli spiego ogni cosa, così come feci con Omero.
“...Ha. Figliolo, tu hai una fervida immaginazione. Dovresti aver fatto un brutto sogno” non è andata allo stesso modo con Omero: forse a quell’epoca si iniziava a essere più scettici nei confronti della magia e dei demoni. Riprovo un’altra volta: “La prego, mi deve credere, non sto affatto scherzando” l’oratore inizia ad avere un tono più scettico.
“Finiscila di raccontare tutto questo, nessuno ti crederebbe mai. Ma dico, da che razza di posto vieni?” e se ne va con un passo e un tono altezzoso.
Omero commenta, adirato dal comportamento di Cicerone: “Quel pallone gonfiato, come si permette di trattarci così, che abbiamo bisogno del suo grande aiuto. Oh, da me, lo avrebbero preso a calci nel sedere per un comportamento così deplorevole” e gli grida “Ehi, tu” Cicerone si volta e, più arrabbiato che mai, gli mollò un ceffone i: non mi aspettavo tutta questa violenza da Cicerone.
“Vai a farti una bella dormita, vecchietto” e se ne andò, dimostrandosi menefreghista al massimo. Omero sbotta di brutto
“Maledetto bastardo, se ti prendo, ti rompo. E te lo prometto” Omero dice, imprecandogli contro, mentre quello se ne sbatteva e se ne andava per i fatti suoi, probabilmente bisbigliando mentalmente tra se e se per il prossimo discorso.
“Lasciamo stare, per ora, possiamo solo andare all’oste e riposarci”
Tornati alla locanda, il problema di Cicerone fu all’ordine del giorno: mangiamo una specialità tipica della casa, una frittata, e discutiamo riguardo cosa avremmo dovuto fare
“E’ la prima volta” apro io il discorso “che un autore si rifiuta di credere alla nostra storia”
“Non ha tutti i torti, però” Bob ribatte “con Omero abbiamo avuto fortuna, ma non mi sorprendo che qualcuno possa non crederci: la storia è piuttosto strana, può risultare solo una favola per bambini”
”Ora dobbiamo capire la parte più importante: come possiamo convincerlo a seguirci nell’impresa?”
“Non credo che sarà facile,” Bob continua “dopo quello che è successo, a stento vorrà seguirci. L’unico modo per convincerlo sarebbe fare qualcosa per cui sarebbe veramente riconoscente, tanto da doverci questo aiuto e prende una pistola, giocando col cane, stupendoci tutti “oppure costringerlo a venire con noi” ma la ripone immediatamente “anche se questo andrebbe contro i nostri principi, esatto?” Per fortuna stava solo scherzando, lui non farebbe mai una cosa del genere.
“Ci sono altre proposte?” nessuno parla, siamo a corto di idee “E’ inutile, in questo caso, continuare la ricerca di altre possibili soluzioni. Dobbiamo riposarci un po’” erano tutti d’accordo e ci distendemmo nei letti, per riposarci un po’ e prepararci per domani
Non riesco a prendere affatto sonno, il motivo non mi era chiaro: forse per le cose che oggi erano avvenute, forse perché Cicerone aveva rifiutato il suo aiuto per la nostra missione, forse pensavo per conto mio. Mi giro e mi rigiro nel mio letto, abbastanza comodo per una locanda, non riuscivo proprio ad addormentarmi. Oramai arreso all’insonnia, mi alzo e osservo un po’ la Luna: persino in un posto come questo, senza essere inquinato da niente, la magia rasserenante della Luna mi lasciava esterrefatto e...be’, mi calmava: l’assenza di cultura influisce persino sulla natura e sulle sue bellezze. Non penso a niente, nemmeno a una soluzione per convincere Cicerone
Il giorno dopo, mi sveglio un po’ intontito, poiché mi ero addormentato tardi, e mi rendo conto che un sacco di gente si era già diretta verso la piazza dove Cicerone faceva i suoi discorsi. Non sembrano affatto felici di dirigersi verso quel luogo: le loro facce dimostrano molta rabbia. E’ successo qualcosa, me lo sento; svegliai i miei compagni in fretta, gli dissi di vestirsi e di dirigersi immediatamente verso la piazza. Io nel frattempo feci una circospezione per capire cosa diamine stava succedendo. Con un sacco di persone che parlavano tra loro, sento degli urli.
Arrivato là con il gruppo, vedo un uomo che gridava contro Cicerone. Forse è Catilina. Accanto vedo un signore anziano, con una barba molto lunga e la schiena incurvata. E mi guarda: il suo sguardo mi chiarisce ogni cosa, sentii addirittura le sue voci nella mia testa
“Cosa pensavi, che me ne andavo via così? Suvvia, sarebbe stata un’uscita di scena patetica”
Era lui.
AγνÏŒς.
“Farò sempre del mio meglio per impedire la riuscita della missione. Mi spiace un sacco, ma non mi piace restarmene con le mani in mano. In qualche modo il tempo lo devo passare, non credi?”
Si è intrufolato negli affari di Catilina. Quant’era perfido
“E non pensare di giocare sporco, sennò uccido immediatamente il tuo caro oratore da quattro soldi. Ma non ti preoccupare: ti darò la possibilità...di fermarmi. Ora chiamerò Cicerone in processo e ti nominerò come testimone locale. Fai del tuo meglio a testimoniare quello che vuoi dire veramente. E ti sconsiglio di puntarmi il dito addosso, insieme a Catilina”
Devo stare al suo gioco, al suo pericolosissimo gioco. Nel frattempo, gli insulti a Cicerone aumentano sempre di più: la gente che prima lo stimava ora gli fischiava e gli urlava contro.
<<Pure qua, la mente degli umani è distorta dai più vili>> penso tra me e me. <<Comunque, va bene AγνÏŒς, giocherò al tuo gioco, e lo vincerò. Stanne certo>> Nel frattempo vediamo Cicerone portato via da due mastodontici uomini, pronto per il processo che avremmo dovuto tenere oggi pomeriggio stesso.
Torniamo all’osteria, dove mi esercitavo con Omero a pronunciare le giuste parole: una di troppo o detta male e la nostra missione è mandata a monte. Mi esercitai per un’ora, a dire con precisione le parole più adatte ad un processo. Mi esercito e mi esercito.
E non è servito a niente: non posso competere con un demone che fa il lavaggio del cervello alla giuria. Torno all’osteria un po’ adirato
“E CHE DIAVOLO” urlo, stanco di quella giornata di schifo. Tutti mi guardano attorno, mentre io, da solo me ne torno sopra, orribilmente imbarazzato. E mi metto a piangere. Questa volta, stranamente, mi sono ripreso prima dalla tristezza: ora ho voglia di risolvere la situazione e di non abbattermi. Questa volta...ho trovato la volontà comunque di andare avanti. Anche senza i libri...per i libri combatterò. AγνÏŒς gioca sporco...gioco sporco pure io.
Appena risalgono i miei compagni, feci una faccia seria
“Signori, stasera qualcuno eviterà la morte”
Bob si dimostrò molto felice del mio cambiamento di carattere “Così ti voglio, traboccante di energia e pronto a tutto pur di portare a termine la missione. Allora, cosa facciamo?”
Dopo qualche ora, cerchiamo la dimora del nostro obiettivo, come in una spy story. Gesticolo, in silenzio, in modo da non farmi sentire, dicendo, più o meno :
“Ci sono delle guardie, là. Omero ed Ευρπιζ, rimanete dietro di noi, magari avessimo bisogno di voi. Io proseguo. Tu Bob, distrai le guardie” passai un revolver ad Bob, io prendo una mazza, Omero ed Ευρπιζ. E’ ora di azione, ora sono deciso a menarle, anche se significa sporcarmi le mani. Se proprio ti costringono, ho imparato a immergere le nocche nel fango e a ripagare con un pugno. Così si fa.
Ci avviciniamo di soppiatto alle guardie, con le armi pronte a reagire anche per conto proprio, volendo. Piano. Piano. Piano. Bramiamo vicini alle guardie: sono protette da un elmo con un ciuffo di paglia rossa, un’armatura all’apparenza resistente a colpi di frecce (ma non ai nostri proiettili) e lance con metallo molto affilato. Niente di tutto ciò ci intimorì ad ammazzarli per bene: la mazza chiodata fa il suo dovere, trafiggendo l’elmo. I guardiani non emisero alcun suono.
Entriamo nella casa: mi ricorda un sacco la nostra osteria, forse gli architetti della città avevano in mente di costruire gli edifici nella stessa maniera delle case: non avevano un gusto edilizio molto variegato. Nella camera di sopra, troviamo un Cicerone addormentato, con un sonno che sembrava turbato: mormorava parole incomprensibili.
“ca...ma...pe...”
<<Se questi sono sonni turbati, figuriamoci gli incubi>> sono in procinto di svegliarlo << E’ ora di scacciare lo spirito nero che ti provoca questi orribili incubi>> e lo prendo a schiaffi in faccia. Ma non si svegliava, anzi, sembra più spaventato, come se la violenza avesse soltanto peggiorato la situazione.
“ai...tu...cha...la” Cicerone è intrappolato nella terra degli incubi: il biglietto di sola andata per il sonno turbato è già stato convalidato.
“Potete pure scatenare un arsenale nucleare, è certo che non si sveglierà” una voce oscura dice, accompagnata da quella puzza che preannunciava un fumo nero. AγνÏŒς era entrato ancora una volta in azione.
“Ancora tu?” Bob esclama, irato “La vuoi finire di metterci i bastoni tra le ruote?”
“Questo non posso proprio farlo” AγνÏŒς risponde, con un finto abbattimento “la mia questione di principio non mi lascia proprio andare. Ma non ho mai detto che mi da fastidio, eh.”
“Che fine ha fatto Cicerone?”
“Ha preso il biglietto di sola andata per l’orribile terra degli incubi. E ha dimenticato di prendere quello di ritorno. Sai, nessuno ha mai voluto andare nella terra degli incubi, ogni tanto qualcuno è spinto ad andarci, senza neanche volerlo, da qualche mio amico”
“Ridacci Cicerone” grido io
“Senti, non ho tempo da perdere per questo: secondo la mia mente, ho già fatto tutto il possibile, ora dovrebbe toccare a voi: dovreste entrare nel suo incubo, in modo da fare qualcosa per svegliarlo.”che scoperta “Infatti, anche se lo portaste così, bello addormentato, l’incantesimo per sconfiggermi non potrebbe essere azionato. Fate voi, ora, io ho finito, per adesso”
“Ma come entriamo nel sogno di Cicerone? gli chiedo.
“E va bene” dice con generosità, anch’essa sarcastica e finta “vi farò entrare nel sogno” e il fumo ci avvolge, come quella volta da Omero, facendoci tossire e anche svenire, per l’orribile puzza.
“Ohhhh” è l’ultima parola, prima di addormentarmi.
“Ohhhh” è la prima parola che dissi appena mi svegliai dal fumo che puzzava con funzione di cloroformio. Attorno a noi, non c’è niente: e per niente intendo assolutamente niente, soltanto tutti noi che galleggiamo a mezz’aria nel nulla. Questo nulla è circondato da un’aura malvagia,. Non vedo nessuno, penso addirittura che AγνÏŒς mi aveva imbrogliato, trasportandomi in un'altra dimensione che voleva farmi credere il sogno di Cicerone. Ma mi sbaglio: a un certo punto mi trovo in una piana ghiaiosa e arida, dove non c’erano piante, né altre forme di vita. E c’è anche
“Cicerone” corriamo verso di lui: sembrava spaventato da qualcosa che aveva visto, quasi come se la sua paura più grossa si fosse manifestata ai suoi occhi. Quando ci vide, parlò in modo ansioso:
“Siete i tipi di ieri, vi rico...nosco”
“Cosa sta succedendo?” chiede Bob, sapendo che non stava succedendo niente di positivo
“Guardate dietro di voi” e così facemmo: dinanzi a noi, un’immensa onda di materia melmosa e violastra che sembrava catrame. Mi aspettavo di peggio, ma sembra orribile: non immaginavo nemmeno cosa sarebbe successo se magari saremmo stati travolti da quell’onda.
Stavo pensando tutto questo mentre già i miei piedi, di loro iniziativa, erano già stati messi in moto dal mio cervello, insieme alle gambe degli altri. Nel frattempo mi resi conto di una cosa
“Omero e Ευρπιζ non sono con noi”
Nel frattempo, i due erano rimasti sopra a controllare la situazione: non sentivano più le voci di nessuno dei loro compagni e iniziava a preoccuparsi che magari fosse successo qualcosa di grave. Ed avevano ragione. Presero con molta paura la sua arma, rischiando di farsela scappare dalle mani e di richiamare l’attenzione con il dannato rumore che questa faceva, salì sopra con passo da pinguino, molto lenti ed eccessivamente cauti, salirono per le e videro Cicerone. Si avvicinarono a lui, chiedendosi anche dov’erano gli altri. Per risposta, si sentì un urlo
“Omero. Ευρπιζ” e per risposta, si sentì un altro urlo, di paura
“Ahhh. Chi è?”
“Sono io, Ki” ero io che cercavo di comunicare col mondo esterno. E ce l’avevo fatta: i due erano vicino a noi.
“Dove siete?” chiesero
“Siamo all’interno del sogno di Cicerone. Dovete tirarci fuori di qui”
“Come se fosse facile”
“Come se sapessi qual è. Sbrigati a trovare una soluzione e sveglia Cicerone” a un certo punto, la pergamena che aveva Ευρπιζ (gliel’avevo data prima di iniziare la perlustrazione) iniziò ad illuminarsi: forse ci avrebbe potuto aiutare. I due lessero la pergamena
“Miei cari amici, siete riusciti a trovare Cicerone. Le mie più grandi congratulazioni. Ma noto che siete nelle peggiori delle situazioni immaginabili e inimmaginabili. Tuttavia, posso rompere l’incantesimo che AγνÏŒς ha scaraventato su di voi. Basta solo che torniate nella vostra adorata biblioteca e tutto si risolverà. Al resto penserò io. Avanti, che la missione sta per avere un termine”
“Allora basta solo che torniamo nella biblioteca e tutto si risolve”
“Non credo proprio che ci tornerete” nessuno parlò, ma apparve, nella mano di Ευρπιζ un inaspettato cobra dal collare aperto “Quessssta la prendo io, dal vostro caro amico, AγνÏŒςςς” aprì la bocca, mostrando i suoi denti veleniferi, sembrando pronto per mordere; invece, afferrò la pergamena tra i denti acuminati e scappò dalla finestra. L’incantesimo di teletrasporto fu stato interrotto da AγνÏŒς, stavolta tramutato in un’orrida serpe.
“Che succede, perché non siamo nella biblioteca?” Omero chiese, con il fiatone al collo
“Perché AγνÏŒς se l’è svignata con la pergamena, interrompendo l’incantesimo” rispose Ευρπιζ
“Cavolo” esclamò Bob, anch’egli sfinito
“Ευρπιζ” Ki iniziò a parlare “ora dipende da te: se non ci vuoi vedere morti per asfissia o perché inglobati da un’onda di catrame, è il momento di intervenire”
Ευρπιζ si lanciò all’inseguimento di AγνÏŒς, che gli rispose
“Oh, mamma mia, sssono ssspaventatisssimo. Prova a prendermi, pivella” AγνÏŒς si muoveva velocissimo, ma neanche la ragazza era da meno: aveva la volontà. AγνÏŒς si rese conto del pericolo che stava correndo, quindi scagliò un fulmine per rallentare Ευρπιζ. Nonostante non lo colpì, lei si spaventò e si trovò pancia all’aria. AγνÏŒς fece una risata divertita:
“Ahahaha, dovevi vedere la tua faccia. Ahahaha” cambiò tono “ma ora, puoi pure dire addio alla tua pergamena, cara. L’incantesimo che ho scagliato non si scioglierà mai” mentre diceva questo, tornava nella sua forma di vecchietto con la barba lunga. Ma accadde un miracolo: il demone non potè tenere a lungo la pergamena, poiché essa, essendo fatta di materiale sacro, gli bruciò tra le mani.
“Aaaaaargh. Brucia peggio dell’Inferno” nel frattempo Ευρπιζ tornò alla dimora, inseguita da un AγνÏŒς infuriato e trasformato di nuovo in forma serpentina; appena arrivato da Cicerone, l’incantesimo di teletrasporto si attivò immediatamente. Erano salvi, per quel momento. E AγνÏŒς imprecò con la sua lingua tagliente.
Siamo di nuovo nella nostra biblioteca supersegreta: io mi ritrovai con il fiatone al collo per aver corso infinitamente da quel blob. C’erano anche tutti i miei altri amici: Bob, Omero, Ευρπιζ e Cicerone... e anche Boo. Questa volta, quel ragazzo così paffutello e così timido, è riuscito a tirarci fuori dai guai. Il destino aiuta i più volenterosi, che siano o meno dei ragazzi o ragazzini che non sono dei veri e propri eroi.
“Dove mi trovo? Che razza di stregoneria è mai questa?” esclama Cicerone
“Ora ci credi nella nostra missione, Cicerone?”
“No, non è possibile. Voi non siete umani” sta lentamente camminando all’indietro “siete demoni provenienti dal Tartaro. Cosa volete da me?”
“Non esagerare” Omero prova a rassicurarlo, offrendogli un bicchiere d’acqua “Bevi un po’ d’acqua, dopo quella corsa dovrai essere sfinito” Cicerone, inizialmente titubante, pensando che fosse una trappola, iniziò a trangugiare il bicchiere come se non ci fosse un domani. Dopo si calmò “Ah...ah...ah” e poi chiede “ma dove siamo?”
“Benvenuto nel mio mondo” gli spiego “Un mondo dove la cultura non esiste e i tuoi manoscritti valgono due soldi”
Cicerone si guarda intorno, con gli occhi spalancati e increduli
“Orribile” commenta “Orribile. Come puoi vivere in un mondo orribile come questo?”
“Ecco perché combattiamo,” continuo “per ristabilire la cultura, in modo che questo mondo possa essere migliorato”
“E... secondo te l’incubo in cui eravate insieme a me ha a che fare con qualcosa?”
“Si, ha a che fare con AγνÏŒς”
“E chi è?”
“Il demone dell’ignoranza. Stiamo combattendo contro di lui, poiché sta ostacolando la nostra missione di riportare la cultura al mondo intero”
Ripenso a quando eravamo all’interno del sogno di Cicerone: non è stata una semplice fuga, in realtà qualcosa era accaduta dentro il sogno.
“A cosa pensavi, Ki?” Bob mi chiede. A niente, mi venne spontaneo da dire
“A niente” e continuo con la presentazione del mio mondo“Cicerone, vuoi vedere meglio com’è fatto il mondo in cui vivo?”
“Devo cercare di capire come mai m’interpellavate con tutta quella foga. Verrò volentieri con voi” Cicerone ci tiene a vedere questo mondo morto.
Siamo già in centro, dopo che erano passati cinque minuti: camminiamo molto velocemente, sento la fretta che avevamo tutti quanti, immotivata perdi più, c’è tutto il tempo che volevamo per andare a cercare il nostro amico Dante Alighieri...o forse magari AγνÏŒς ha fatto qualcosa in nostra assenza. Anch’io cammino veloce come loro, del resto, la fretta era molto contagiosa. Ma non sono preoccupato per il fatto che magari il demone dell’ignoranza poteva commettere qualcosa in nostra assenza dalla missione: sono più preoccupato per i miei genitori.
“Orribile, mi aspettavo di meglio da questo posto” Cicerone si disgusta del paesaggio post-apocalittico che lo circondava “non posso immaginare un posto di questo” e invece c’era: le città degli altri posti nel mondo erano messe peggio. Eravamo vicini a casa mia: rivedo quella “monnezza” di casa mia di cui non vado affatto fiero: non andrei fiero nemmeno dei miei genitori, perchè hanno ripudiato la mia passione della lettura. Ma...sono preoccupato per loro, come dovrebbe fare un figlio nei confronti dei suoi genitori.
“Questa è casa mia. Vuoi entrare?”
“Be’, diamole un’occhiata. Speriamo non sia messa peggio di tutta questa città”
“La tua speranza è vana. E’ uguale identica a tutte le altre strutture” Il poeta fa una faccia un po’ rattristata. Busso alla porta.
“Mamma, papà... sono tornato” sono pronto a tutto, da quando l’ultima volta mi stavano per uccidere. Aprono la porta. Sono pronto a tutto.
“Figlio mio, bentornato” è mia madre, che mi abbraccia. Molto forte. Non era mai successo prima: mia madre che mi abbraccia. AγνÏŒς, ne sono certo, è lui che ha commesso qualcosa. Dietro quest’inaspettato affetto c’è lui, ne sono certo.
“Mamma” comunico spontaneamente la mia gioia. Intrisa da lacrime
“Perché stai piangendo? Non ce n’è motivo”
“Sono...semplicemente commosso che tu mi voglia tanto bene”
“Entra, figlio mio, così ne parliamo” entro in casa, facendo segno ai miei compagni di non entrare: volevo passare quel momento da solo insieme ai miei genitori. Perché forse il nostro antagonista mi aveva voluto fare un regalo.
Anche mio padre mi accoglie con grande gioia come fece mia madre: per loro sembrava una semplice giornata, in cui il figlio tornava da una partita di calcio, oppure da scuola, per me invece era un sentimento bellissimo, il quale i miei genitori non avevano mai manifestato nei confronti del loro figlio unico.
“Papà” lo abbraccio forte pure io
“Figliolo” ricambia con affetto “Come mai piangi? Non è necessario piangere, cos’è accaduto?” mi secca dover parlare della mia missione, magari non mi avrebbero creduto e la magia che si era creata perora si sarebbe spezzata definitivamente. Ma AγνÏŒς aveva fatto diventare i miei genitori non più menefreghisti, e ci tenevo a non farli preoccupare.
“E’ una lunga storia”
“Parla, Ki, noi siamo qui per questo: per ascoltarti” già, ora sono dei veri e proprio genitori. E inizio a parlare di tutto quello che era accaduto fino ad ora: del demone che stiamo affrontando, dei pericoli che stiamo correndo, del fatto che vivono in un mondo in cui la cultura è morta. Di tutto, insomma.
Appena finito il racconto, i miei genitori rimasero scettici: pensavo di avere infranto veramente l’incantesimo di AγνÏŒς.
“Figliolo” mi preparo al peggio “puoi farcela” accipicchia, non mi aspettavo tutta questa fiducia nei miei confronti.
“Devi credere in quello che fai e continuare ad andare avanti” credo già nei benefici che il successo della nostra missione avrà.
“E avrai il nostro appoggio, anche se saremo lontani migliaia di anni”
“Grazie, mamma” mio padre avanzò per porgermi una domanda che sembrava un po’ azzardata
“Figliolo...possiamo venire con te? Sai, non vogliamo rimanere qua a fare niente, vogliamo esserti veramente d’appoggio, oltre che moralmente”
“No, papà, è meglio se tu e mamma rimanete qua ad aspettarci” non voglio che si ficchino in un’impresa che li vedrebbe morire: ora, come non mai, m’importa un sacco dei miei genitori “sareste più d’aiuto. Ora devo andare”
“Va bene, figlio mio, ma...non morire” sto per dirigermi per l’uscita, poco prima di dirgli “Grazie, mamma, papà” e uscire dai miei amici
“Allora, cos’hai detto?” Ευρπιζ mi chiede, curiosa di ciò con cui avevo parlato con i miei parenti
“Ho riscoperto una cosa che avrei fatto molto più tardi, se non fosse stato per AγνÏŒς” rimasero tutti stupiti: per loro, era soltanto un nemico
“Ma che ti passa in mente?” Uhm mi chiede
“Affetto. E amore” m’incammino per la biblioteca “allora, vogliamo andare?” e gli altri, senza dire una parola di più, mi seguono a ruota. Notaouna cosa, però: anche se ancora il paesaggio era più grigio, notai un minimo di verde e rosa nei fiori. Un minimo, ma c’era comunque: la storia stava cambiando, stavamo cambiando noi il destino di questa Terra. E ciò mi rese estremamente soddisfatto; i nostri sforzi stavano producendo.
Arrivati alla biblioteca, prendo la pergamena dal mio zaino, che s’illumina:
“Manca poco ormai alla fine di quest’Odissea. Non demordete e cercate il messagero del mio sogno, Dante Alighieri. Poi verrete da me e il mondo della cultura sarà salvato”
Dopo che veniamo teletrasportati, ci troviamo in una cittadina: anche questa ha le sue caratteristiche peculiari, rappresentati da case di colore grigio; al centro, una chiesa che incute timore e tristezza. Questa città sembra desolata: quando entriamo, vediamo pochissime persone, tutte che ci guardano con paura.
“Dovremmo provare a chiedere dov’è Dante Alighieri?”
“Ci penso io” Cicerone si fa avanti per parlare “Modestamente parlando, a parlare ci so fare” mentre prosegue sentiamo Omero che si mostra un po’ scocciato dall’atteggiamento di Cicerone
“A modestia sei in mezzo al mare, per me”. L’oratore fa finta di niente e prosegue, con l’intenzione di parlare a quella signora
“Mi scusi, gentile signora” prosegue con tono elegante “sa per caso se possiamo trovare un certo uomo di nome Dante Alighieri?” tutti silenziosi. Poi, improvvisamente urlano tutti e si rifugiano nelle loro cupe dimore.
“Bravo nelle orazioni, eh? Per me ti sei un po’ montato la testa” Omero sbeffeggia
“Non t’azzardare, sai?” Cicerone gli punta contro il dito “gli errori capitano anche ai migliori”
“Amici, non è il momento di litigare “ intervengo io per ristabilire la pace tra i due “dobbiamo cercare di capire perché tutti sono scappati via così, mica abbiamo fatto chissà cosa”
“Dante è famoso per aver scritto la Divina Commedia”
“E con ciò?” va bene che la cultura è utile, ma a che scopo voleva arrivare Uhm
“In effetti... vabbè”
“Avanti, spara: vediamo la tua idea”
“Pensavo di ripercorrere la stessa strada che Dante aveva percorso per andare all’Inferno”
“Ma non sappiamo nemmeno se è andato veramente all’Inferno; inoltre, se fosse vero, le probabilità che fossimo stati teletrasportati proprio alla città vicino l’entrata dell’Inferno sono bassissime. Come credi che possa aiutarci?”
“Hai ragione. E’ stata un’idea un po’ azzardata. Forse potremo riflettere meglio all’interno di un’osteria”
“Non credo che ci accoglieranno molto volentieri: se è come immagino, ci temono perché siamo correlati a Dante” la pergamena s’illumina e vi erano scritti nuove parole
“Miei cari compagni, questo sarà uno dei punti più difficili della vostra missione: dovrete dirigervi verso l’orribile Inferno, dove troverete AγνÏŒς ad aspettarvi, nell’Antinferno. Dante si è già diretto versol’orribile luogo, per poter provare ad architettare qualcosa. Voi dovete raggiungerlo e porgli una mano. Presto, prima che faccia una fine orribile: chi muore nell’Inferno, scomparirà per sempre. Perciò, in bocca al lupo anche per questa volta. Sicuramente, volete sapere dove si trova l’Inferno: è proprio oltre la selva oscura che si trova di fronte questa città”
“Giusto in tempo, il nostro santo protettore ci ha aiutato”
“Ha detto, oltre la selva oscura davanti questa città” quella selva sembra veramente orripilante.
“Ci dobbiamo preparare per bene. Questa non sarà facile come le altre volte” e porgo ai miei compagni le armi che conservavo all’interno dello zaino. Era meglio dirigersi lì il prima possibile.
Siamo già nella selva oscura: all’interno da’ ancora di più un senso di oppressione, gli alberi sembrano mostri i cui rami mostravano un’orribile voglia di strozzare i passanti, la luce del sole non passava affatto; Omero e Cicerone erano ancora un po’ adirati tra di loro, dandosi le spalle. La calma iniziale viene interrotta: un’orda di leonesse con la criniera di ghiaccio e lo sguardo di fuoco ci avevano circondati: sono un gruppo di 7 infernali segugi, probabilmente avevamo invaso il loro territorio.
“Già si iniziano a presentare i problemi” prendiamo tutti le nostre armi. Una leonessa mi carica, costringendomi a spararle: nonostante la ferita, la leonessa continua a muoversi come niente, dimostrando una resistenza fuori dal comune. Le leonesse sono troppe: la ritirata strategica è obbligata, di questo passo ci sfiancheranno e ci uccideranno
“Dobbiamo scappare” siamo inseguiti dalle leonesse, la cui velocità era dimezzata dalla loro incredibile resistenza. Mentre corriamo, altre creature, quali piccoli draghi e lucertole alate, assumono un’aria di minaccia, poiché stiamo profanando il loro infernale territorio. A un certo punto le leonesse, stanche, si arresero e se ne andarono, anche se sembravano spaventate da qualcosa. Volsi la testa verso il loro sguardo e vidi quello che videro loro: un’altissima torre che toccava il cielo e che scava sottoterra.
“Oh mamma”
E’ proprio come l’aveva descritto Dante, solo per una semplice differenza si era sbagliato: c’era una torre altissima che sfiorava il cielo e scava il sottoterra.
“Oh mamma” Bob se la stava facendo sotto: per lui era veramente difficile impressionarsi di qualcosa, quindi questa torre doveva averlo proprio sorpreso. Boo stava già male; Ευρπιζ era ancora più vicina a me, Cicerone ed Omero si stringevano le mani a vicenda. E io non facevo altro che osservare la bellezza e la bruttezza contemporanea di quella torre; il Sole si era fatto vedere, non più coperto da quegli alberi oscuri. Ci avviciniamo ancora di più alla torre:vediamo moltissime persone, probabilmente anime che stavano per andare all’altro mondo, tra le quali molte erano serene, consapevoli di aver condotto una vita giusta e buona, altre invece si tiravano i capelli, piangevano e giocavano con i pollici, tese per i giudizi delle divinità superiori e preoccupati di andare all’Inferno. Nel frattempo, mentre camminavamo, la pergamena che tenevo in mano s’illuminò di nuovo: Alex ci aveva contattato di nuovo.
Miei gentili signori, benvenuti alla Torre del Destino Perenne, dove le anime vengono affidate al loro domicilio finale: il posto della serenità suprema, il Paradiso o la fornace dell’eterno dolore, l’Inferno. Come vi avevo precedentemente affermato, Dante, per ora, è all’Inferno: voi lo dovrete seguire, anche se c’è il guardiano che blocca il passaggio ai non morti, sia per il Paradiso che per l’Inferno. Non c’è bisogno di temere nulla, poiché Dante l’aveva già avvertito che dei mortali sarebbero già venuti a cercarlo. Procedete pure, armatevi di armi e coraggio e prudenza. Ce l’avete quasi fatta”
“Va bene, ragazzi, spero che ritroviate in voi tutto il coraggio che possedete, perché ne avrete bisogno fino all’ultima goccia” ed avanziamo verso l’entrata, sorpassando tutte le anime senza corpo.
Ci sono due vie: una porta a una strada piena di fiori e profumata, l’altra a un sentiero impervio, puzzolente e pieno di spaventose stalagmiti. All’esterno una giuria di cinque angeli alati che giudicavano i vari spiriti che passavano di lì. Corriamo in fretta, armati fino ai denti e sorpassando (maleducatamente) le varie anime, fino ad arrivare alla giuria, la quale commenta, un po’ adirata dalla nostra maleducazione
“E voi chi vi credete di essere per arrivare così di fretta?”
“Siamo Ki e gli altri mortali: Alessandro Manzoni ci ha mandato qui per andare a cercare Dante”
“Quindi sareste quei mortali di cui il vostro mentore ci aveva avvertito. Va bene, potete passare, da quella parte” indicandoci il sentiero orribile. Sinceramente avrei preferito il sentiero verso il Paradiso, ma va bene così: per la cultura questo ed altro.
Se muori nell’Inferno, scompari per sempre
Ho provato paura, terrore, ma erano niente in confronto a quello che provavo all’interno dell’Inferno. Camminiamo per un altro po’, tra demoni e bestie selvagge che, per qualche motivo, non ci vedevano, ne ci scrutavano: per loro eravamo come invisibili, forse era per il fatto che eravamo comuni mortali. Ma se era per questo motivo, allora perché AγνÏŒς si faceva vedere a noi tranquillamente? Forse un demone si fa vedere a un mortale di sua spontanea volontà? Proseguiamo sempre più giù e alla fine lo vediamo: Dante che sta combattendo con un’ascia con delle bestie simili a lupi, probabilmente simili alle leonesse che avevamo incontrato precedentemente. Anche il poeta ci avvistò e ci chiese aiuto
“Orsù, alla mia vista siete apparsi, alla fine degli eventi; datemi una benevola mano a combattere e a porre fine all’esistenza di questi orribili esseri infernali”
“Quindi tu sei Dante?”
“In persona. Ma è più importante rimandare a dopo le presentazioni” i lupi ci avevano circondato, pronti ad attaccare e ancora più tosti delle leonesse: sembrava infatti che si fossero messi in una posizione strategica per farci lottare attaccati tra noi, in modo da avere meno spazio per un eventuale contrattacco. Ma non hanno considerato che anche noi sappiamo elaborare una strategia d’attacco. Così parlo con i miei amici, stretti com’eravamo, approfittando della nostra vicinanza per parlare meglio e più silenziosamente:
“Voi con le armi più piccole, rimanete uniti a me, voi con le armi più grandi, iniziate ad attaccare” i lupi si stavano avvicinando: un branco di almeno 10 individui ci stava alle costole (letteralmente, ce le stavano mordendo). Ευρπιζ procede insieme a Dante, con le mazzate e le asciate: in questo caso, noto che l’intelligenza era più efficace a scapito della resistenza, poiché questi crepavano con uno sputo. Solo che adesso ne compaiono molti di più: era l’odore del sangue che li attirava e adesso erano in 40. Nel frattempo, io ero vicino a Bob, che sparava con il suo revolver ai lupi: persino con una singola pallottola morivano all’istante, ma più ne uccidevamo, più ne venivano da noi e più ci sentivamo in difficoltà. A quel punto, ucciderli serviva soltanto a peggiorare la già drastica situazione. Siamo circondati da 100 bestie, oramai: ci stavano per attaccare, era la fine.
“Avete fatto un ottimo lavoro” e le bestie scomparirono ad un tratto in delle nuvole di fumo. Poi, in una nuvola di fumo, apparve di nuovo un vecchio con la barba: era AγνÏŒς, che iniziò ad applaudire con le sue vecchie e sudice mani
“I miei complimenti, un’altra volta ce l’avete fatta a fregarmi, siete riusciti a prendere il penultimo degli autori che servono per sconfiggermi. Ormai è finita per me”
“Perché ti arrendi di già?”
“Perché ormai sono consapevole di aver perso in bellezza. Anzi, dato che oggi sono gentilissimo vi farò uscire direttamente dall’Inferno e vi porterò dal vostro ultimo obiettivo: Alessandro Manzoni” in effetti Dante è con noi, ma la pergamena non si è illuminata; inoltre, non voglio stare un minuto di più in quell’orribile fornace chiamata Inferno. Un passaggio l’avrei gradito, ma...
“Non sperare che noi della compagnia cadiamo nelle tue insulse macchinazioni, orribile mago ignorante del nostro istinto”
“Io non ignoro affatto il vostro istinto: so già che il vostro amico ha preparato la pergamena per il teletrasporto se si è trovato l’autore di cui necessitava la presenza e se si è in estremo pericolo, nel quale io spesso vi ho cacciato. Perciò, si attiverà se necessario. Orsù, dunque, volete questo passaggio gratuito fuori dall’Inferno e dritti verso la vostra dolce vittoria?” il suo tono conserva la sua ironia schifosa, ma è necessario andarsene da questo posto. Inoltre, non dobbiamo morire proprio ora, che la vittoria, come il nostro avversario diceva, era in pugno.
“E va bene, AγνÏŒς, accettiamo la tua proposta” avanzo le mie parole, con lo sgomento generale
“Sei pazzo, figliolo” Cicerone sbraita “questo demone ci sta prendendo in giro. Se lo ascolterai, moriremo”
“Non abbiamo molte altre scelte: ti pare che non mi sono posto il dubbio pure io. Eventualmente la pergamena ci salverà”
“Non sappiamo nemmeno se è vero che la pergamena si attiva in queste condizioni”
“Di questo dubbi non dobbiamo porre” Dante, con il suo forbito linguaggio, interviene
“E tu come fai ad esserne sicuro?” Bob mostra il suo dubbio, per poi mettermi le mani sulle spalle e parlarmi “senti, Ki, noi non sappiamo se è vero quello che dice AγνÏŒς a riguardo, figuriamoci se ci dobbiamo fidare di lui” abbassa la testa “ma, visto che non abbiamo molta scelta, ascoltalo, saremo pronti a tutto. Giusto, ragazzi?” gli altri non mostrano molta condivisione, ma esclamano comunque
“Si” abbiamo avuto a che fare di tutto e non ci fermiamo qui.
“Va bene, procedi pure” AγνÏŒς, con un semplice schiocco di dita, ci teletrasporta via; non prima di vedergli un sorriso beffardo inciso sulle sue rugose labbra. Sto iniziando a dubitare della mia scelta. Forse era meglio se pensavo a qualcos’altro. Ma oramai, come capo della nostra compagnia, mi prendo le responsabilità delle mie azioni. Dai su, manca poco ormai. Dai.
Siamo arrivati in una città del tutto normale: le abitazioni sembrano uguali a quelle del mio tempo, solo che queste sembravano più pulite e con un colore tendente al marrone. In realtà, stiamo guardando dall’interno, poiché questa volta, eravamo capitati all’interno di una casa. E con noi c’era un uomo dal portamento molto generoso e cordiale; aveva un’aria rassicurante e una faccia che ispirava fiducia e felicità.
“Finalmente ci vediamo, signori. Io sono Alessandro Manzoni” è lui, il nostro mentore, colui che ci aveva fatto richiesta di questa missione pazza e pericolosa.
“Sei tu, quindi?” gli chiedo
“In persona. Lieto di vedere la vostra presenza in questo luogo: dimostra che siete vivi e vegeti” poi osserva Dante “gli diciamo la verità?”
“Il tempo non è più tempo, ormai”
“In che senso la verità?”
“Vedete, noi due non siamo semplici umani...” non sono semplici umani, fantastico “siamo gli Dei della sapienza e della cultura e siamo qui per diffondere ciò che voi avete fatto finora: la cultura, a scopo di sconfiggere l’ignoranza” quindi abbiamo veramente compiuto una missione per conto di Dio, anzi, per conto di due Dei. Bob inizia a non capirci più niente
“Un momento, fatemi capire: voi sareste Dei della conoscenza? Non ci capisco niente, pensavo foste semplici scrittori che utilizzavate qualche orrenda magia”
“Siamo tutt’altro che quello: quelli sono i demoni che combattiamo. Permettete che vi narriamo la storia delle nostre origini” accumula fiato “il nostro obiettivo, come già detto, è la diffusione della nostra beneamata cultura, in modo da favorire la crescita interiore degli uomini e da permettere loro, sempre secondo la volontà suprema del libero arbitrio, di raggiungere il bene e, dopo la morte dei loro corpi, il Paradiso: all’origine del mondo, ci fu, poco dopo, la cultura per mano degli scrittori; persino noi ci siamo impersonificati in autori di libri, per favorire ancora meglio la cultura, soprattutto nei periodi di crisi. Ma, ahimè, dove c’è il bene, c’è il male: AγνÏŒς, potente dio dell’ignoranza, sta combattendo per motivi opposti. Io e Dante, inoltre, non possiamo fare tutto da noi, poiché il nostro corpo è mortale”
“Non potreste resuscitare sotto nomi di altri autori?”
“Non avremmo le energie necessarie: dobbiamo recuperarle con il tempo, riposandoci e sperare che gli uomini continuino a spandere il nostro verbo” Dante continua a parlare “Or che il potente dio ombroso continuò a spargere zizzania, gli parlai tramite sogno, per evitare spie e spioni, di richiamare in un futuro lontano degli eroi che avrebbero potuto sistemare ogni sua malefatta. Il resto della storia vi è abbastanza chiaro”
“E adesso che facciamo?” Bob chiese
“Evocheremo un incantesimo, in cui noi tutti convoglieremo l’energia della conoscenza e distruggeremo ogni malefatta di AγνÏŒς”
“Io sono pronto” mi dimostro entusiasta, poiché finalmente l’avventura stava per finire e la cultura sarebbe tornata in mani nostre
“Dirigiamoci nel luogo di ritrovo”
Il fiume Arno: Manzoni lo aveva chiamato il luogo in cui sciacquare i panni. Intendeva una rivoluzione della cultura, da quello che ho capito: stroncata dal demone, ma adesso possibilmente in procinto di essere rigenerata. Alessandro Manzoni si fermò davanti la riva, pronto a evocare l’incantesimo
“Datemi tutti la mano” ci disponiamo a cerchio attorno a un punto in cui l’incantesimo sarebbe partito: un puntino bianco. “Cercate di pensare il più possibile al desiderio della cultura e a pensieri positivi: così mi donerete energia”
Per me fu facile: mi concentro su tutto il tema della mia missione, ossia ristabilire la cultura. Ci pensai. Ci pensai. Ci pensai fortissimo.
“Mi dispiace, donazioni di energia finite” una voce diabolica urlò
“E’ AγνÏŒς” Manzoni urla spaventato, cercando di completare il prima possibile l’incantesimo. Tuttavia, un tremore dal terreno ci impedisce di concentrarsi.
“Scappate” Dante ci urla: scappo solo io, tutti furono afferrati da una possente mano nera. E comparì AγνÏŒς, nella sua vera forma: una testa di capra con un gigantesco corpo di umano.
“Siete finiti” urla. Le armi, dovevo prenderle
“Cercavi queste?” la borsa ora non era altro che un mucchietto di polvere che si trovava all’interno della sua gigantesca mano.
“Diavolo” urlo “brutto bastardo”
“Insultarmi non serve a niente” ride a crepapelle, divertito dalla paura che avevamo tutti noi e i cittadini di quella tranquilla città.
“Ki, devi assolutamente finire l’incantesimo che io ho preparato”
“E come faccio?”
“Cerca di rimetterti, insieme ad Ευρπιζ, all’interno del cerchio e continuate ad accumulare energia”
“Dovresti essere felice che ho lasciato che il Dio della sapienza ti dicesse tutto” prima di stringerli ancora di più nella sua mano. Corro tendendo la mano verso il cerchio bianco, intralciati dal demone. Siamo dentro.
“Concentratevi” devo riavere la stessa concentrazione. AγνÏŒς spara un raggio nella nostra direzione, ma il cerchio magico, fortunatamente, funge anche da campo energetico. Devo concentrarmi nella felicità che procura la cultura. Senza di essa, non avrei mai fatto quest’avventura per salvarla. Mai. La luce contrasta e purifica ogni cosa malvagia, tanto da inglobare ogni cosa che vedo.
E’ finita, sul serio.
Ora sono qui, in questo mondo più felice: la mia stanza è piena di libri. O meglio, la mia vecchia stanza. Sono trascorsi più di 20 anni dagli eventi che sono avvenuti: sono di nuovo nel mio tempo, dove costruiscono vere scuole, ricolorano gli edifici e il cielo si è ridipinto di blu. Continuo, insieme a Bob e tutti quanti a dare speranza e vigore al mondo con la cultura
Fine
Comments must contain at least 3 words